Archivi tag: Islam

LA LAICITE’ DELLO STATO

L’autunno nero. Dall’Austria alla Francia con la paura del Covid e quella del terrorismo. La peste degli attentati dalla matrice politica e dai profondi risvolti religiosi ritorna inesorabilmente alla cronaca, anche nell’era della pandemia. Da un lato gli eccessi del confronto tra Macron ed Erdogan: le tensioni nel Mediterraneo dall’Egeo alla Libia, lo scambio di aspre accuse, la fine della diplomazia e l’insorgere, nel mondo islamico, della protesta nelle piazze, con insulti e minacce rivolte a Parigi. Dall’altro lato corre in parallelo, anche se meno partecipata, la jihad, la “guerra santa” organizzata o improvvisata ma pur sempre violenta, distruttiva. Difficilmente prevedibile. Colpisce isolatamente, in simultanea o a catena, con macabra ritualità. Indirizzata tanto contro il singolo individuo, l’insegnante di provincia Samuel Paty, quanto contro i luoghi di culto, la cattedrale di Nizza. Assale in modo casuale gli spettatori di uno spettacolo o i passanti in strada, come avvenuto a Vienna. Il fondamentalismo islamico, alimentato da fondi di stati internazionali, striscia all’interno di una comunità, la umma musulmana, priva di confini, frontiere. Una comunità deterritorializzata e spesso emarginata. Danneggiata e sfruttata dalle geopolitiche del neocolonialismo; discriminata e osteggiata quotidianamente dalle forme di razzismo presenti nella società; offesa dall’islamofobia. Il fanatismo fa leva proprio sul messaggio di rivalsa, di vendetta, contro gli aggressori giudaico-cristiani, sull’esposizione propagandista dell’islam a modello alternativo all’Occidente. Nel mezzo al campo di questa epocale battaglia di civiltà c’è la difesa della laicità dello stato francese. Bastione che trova, almeno a parole, la solidarietà delle istituzioni europee.

In Francia, la lunga lotta tra laicità e cristianesimo è culminata nella rivoluzione, con la caduta del re, quale espressione di Dio in terra, e l’ascesa del popolo sovrano. Queste sono state le premesse alla separazione tra il potere temporale e quello spirituale, la divisione tra Chiesa e Stato. A sancire formalmente questo storico passaggio il concordato di Napoleone con la Santa Sede di Pio VII. Un secolo dopo, nel 1905, a Parigi il processo è reso irreversibile con l’emanazione di una specifica legge. Norme che nel corso degli anni sono state abrogate o modificate anche cospicuamente, non però nell’essenza del testo. Allora, l’islam era marginale. Oggi, che in Francia in percentuale la partecipazione religiosa della componente musulmana è maggiore rispetto a quella cristiana, è percepito il bisogno di reimpostare i canoni del rapporto tra cittadino e religione. Macron ha recentemente varato un programma di stop al “separatismo islamico”, si è dato il compito di definire un nuovo “contratto” per un “islam repubblicano”, slegato dalle influenze di forze esterne, per una maggiore integrazione. Nella sostanza l’Eliseo vuole impedire che il potere della religione sia anche politico e che Erdogan si erga a profeta.

LA CIVILTA’ DI FRANCESCO

Nell’Egitto del faraone al-Sisi, tra moschee e imam, chiese copte e patriarchi, litanie in greco, preghiere in latino e canti in arabo, Francesco ha pronunciato la sua pastorale alla politica: “Si assiste con sconcerto all’insorgere di populismi demagogici.” E nei quattro angoli della Terra a molti leader hanno fischiato le orecchie. Non fa nomi e cognomi il papa gesuita ma l’indice è puntato: “ogni azione unilaterale che non avvii processi costruttivi e condivisi è in realtà un regalo ai fautori dei radicalismi e della violenza”. Nel mentre Francesco è in cattedra nell’Università islamica di al-Azhar, il segretario di stato americano Rex Tillerson a New York, al Palazzo di Vetro, avvisa il mondo: “Tutte le opzioni a future provocazioni – Nord coreane – sono ancora sul tavolo”. As-Salamu Aleikum. Che la pace sia con voi. Ripete in arabo il papa argentino durante i due giorni del suo viaggio egiziano: “Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica”. Replicando il concetto che viviamo giornalmente in una “guerra mondiale a pezzi”, ma che questo conflitto non è una guerra di civiltà, di religione: “La violenza, infatti, è la negazione di ogni autentica religiosità”. Francesco lavora diplomaticamente e instancabilmente nel tentativo di ricostruire una regione che oggi non esiste, il Medioriente è un habitat da dove fuggire.

In tempi difficili, di smarrimento morale, di declino politico, di mistificazione della religione è importante parlare al cuore e alla testa della gente, senza distinzione di appartenenza religiosa, con spirito conciliativo e nel rispetto delle differenze: “Tre orientamenti fondamentali, se ben coniugati, possono aiutare il dialogo: il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni.” Francesco spiana ogni dubbio sui rapporti tra islam e cristianità: “la religione non è un problema ma è parte della soluzione.”

Parallelismi storici, il 4 giugno del 2009 dallo stesso scranno Obama annunciava: “L’Islam non è parte del problema nella lotta all’estremismo violento, ma una componente importante nella promozione della pace”. Insorgeva la primavera araba, dopo le parole di Obama: “Abbiamo il potere di plasmare il mondo che cerchiamo”. Il movimento di cambiamento profetizzato dal primo presidente afroamericano falliva, sopraffatto dal conservatorismo, dal fondamentalismo, dalla radicalità della globalizzazione. In Medioriente l’onda della democrazia riformista obamiana si è infranta contro scogli culturali e sociali, politici e religiosi. Per poi proseguire il suo moto in profondità in attesa di tornare a galla: “La cooperazione è necessaria perché tutti i popoli possano avere giustizia e prosperità”. Cooperazione ed educazione, la ricchezza della diversità tanto per il politico democratico quanto per la guida spirituale cattolica è la risposta alla misura del rifiuto dell’altro. Molte similitudini tra Obama e Francesco, ma nel pensiero e nell’apostolato del vescovo di Roma c’è maggiore consapevolezza del castigo populista: “Per prevenire i conflitti ed edificare la pace è fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento”. Pane e libertà le priorità di Francesco, l’evangelizzatore laico, il rivoluzionario contemplativo, il fervido pacifista: “l’unica alternativa alla civiltà dell’incontro è l’inciviltà dello scontro”. Un nuovo patto per abbattere l’estremismo e l’egoismo: Inshallah, se Dio vuole, direbbero gli arabi.

Vignette che fanno imbestialire

Nel freddo gennaio del 2006 il giornale danese Jillands-Posten pubblicava le vignette “blasfeme” che innescarono la reazione del mondo islamico. In Cisgiordania per alcune ore si scatenò una vera e propria caccia all’uomo. Cuore della protesta la città di Hebron. La furia cieca della folla si rivolse contro la base della forza temporanea degli osservatori internazionali (TIPH), dove avevano trovato rifugio molti cooperanti europei. Gli assediati nell’edificio, tra cui il nucleo di carabinieri sotto il comando del colonnello Zubani, respinsero a mani nude o con l’ausilio di estintori gli aggressori che tentavano di entrare. Solo grazie all’intervento dei blindati israeliani fu possibile ristabilire la calma ed evitare uno spargimento di sangue. In queste settimane dell’inverno 2015 sfilano in migliaia contro Charlie Hebdo in Cecenia, Pakistan, a Gaza e anche a Ramallah e Hebron. Nelle principali città della West Bank, in quelle che erano un tempo le roccaforti di Fatah centinaia di cartelli inneggianti all’Islam, bandiere nere con scritte bianche. Le manifestazioni non sono state spontanee, ad indire la protesta è stato il Liberation Party, un gruppo islamico. Durante il lungo corteo la folla ha intonato cori che osannavano e incitavano al Califfato. È il segno dei tempi. L’Isis allarga la sua sfera d’azione, prende forma e spazio nella società palestinese. Per ora è solo propaganda contro un giornale satirico francese, ma domani cosa succederà?