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PRICE TAG?

Nord di Israele. Galilea. Regione di Kinneret. Pochi chilometri dall’antica cittadina di Cafarnao. Violato il santuario cristiano dove secondo la tradizione Gesù compì il miracolo, moltiplicando i pani e i pesci. La piccola chiesa di Tagbha, santuario benedettino, che sorge a pochi metri dalle acque del Mar di Tiberiade in fiamme nella notte tra mercoledì e giovedì. Incendio doloso, molto probabilmente. A far propendere per la pista a sfondo religioso una scritta in ebraico che inneggia alla cacciata dei falsi idoli comparsa sul muro del complesso. Un gruppo di seminaristi religiosi provenienti da insediamenti coloniali in West Bank è stato inizialmente fermato. I giovani ebrei ultraortodossi sono stati arrestati e poi rilasciati per mancanza di prove. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato di “atto atroce”, dichiarando che: “Lo scioccante incendio della chiesa è un attacco a tutti noi.” Netanyahu ha voluto sottolineare come la libertà religiosa è tra i valori fondanti di Israele e per questo “è ancorata alla legge”. Il capo del governo di Gerusalemme ha chiesto ai servizi segreti dello Shin Bet di accelerare le investigazioni: “Nella nostra società non c’è spazio per l’odio e l’intolleranza.” Il numero di vandalismi e violenze anti cristiane ha avuto un aumento esponenziale lo scorso anno in tutta la Terra Santa. Secondo l’agenzia di stampa Infopal ci sono stati “86 attacchi israeliani contro luoghi sacri islamici e cristiani nel 2014” a Gerusalemme e nella Cisgiordania. Il ripetersi di crimini vandalici da parte di estremisti ebrei fa pensare ad azioni premeditate, i cosiddetti “price tag”: attacchi terroristici perpetrati da gruppi di giovani degli insediamenti, il “prezzo” da far pagare ai palestinesi o all’esercito israeliano per ogni torto ricevuto dai coloni. Mentre veniva resa pubblica l’enciclica papale “Laudato si”, un manifesto ambientalista con forti critiche al potere e che aprirà un ampio dibattito, a Gerusalemme il presidente Reuven Rivlin condannava l’incendio di Tagbha. Durante la lunga conversazione con padre Gregorio Collins, abate dell’ordine benedettino in Israele, Rivlin ha sostenuto che “questa terribile profanazione di un antico e sacro luogo di preghiera è un attacco alla fabbrica della vita del nostro paese, dove persone di differente fede cercano di vivere insieme in armonia, tolleranza e rispetto.” L’escalation della violenza e dell’odio religioso in Terra Santa preoccupano a Gerusalemme come a Roma. Lo stop ai pellegrinaggi cattolici in Terra Santa è una prospettiva palesata. I “price tag” sono una realtà inquietante.