MAY-END

In Gran Bretagna il risultato delle elezioni europee che, scherzo del destino, non avrebbero dovuto svolgersi, saranno resi noti solo nella serata di domenica. Intanto, si è consumato l’atto conclusivo del melodramma politico di Theresa May. La premier in lacrime, dopo aver comunicato alla Regina la sua decisione, ha annunciato pubblicamente le dimissioni, a decorrere dal prossimo 7 giugno. Una parabola, quella della ormai ex primo ministro, segnata da congiure, fantasmi e giullari. Con il ritorno in scena di Nigel Farage, il cantore del divorzio del secolo, saltimbanco populista, fondatore del partito Ukip e tornato in corsa con una nuova forza politica da lui inventata: Brexit party. Nome semplice. Favorito nei sondaggi che lo danno come primo partito del Regno Unito. La sua campagna elettorale è stata contrassegnata dalla protesta dei frullati, milkshake, che gli hanno lanciato contro i contestatori nelle varie piazze del suo tour elettorale. La sua travolgente cavalcata al successo è la dimostrazione che i britannici sono talmente esasperati, dall’incapacità fallimentare della classe politica di trovare un accordo con l’UE, da affidarsi al primo demagogo e personaggio ambiguo di turno. Nell’esito dalle tinte grigie di questo voto dalle tante polemiche aleggia poi lo spettro di Jeremy Corbyn, leader laburista che ha smesso di brillare, perdendo popolarità e consensi (per gli exit poll è al 15%). Se non vuole diventare l’ennesimo fantasma mancato della sinistra deve cercare di riprendere gli elettori in fuga verso i liberali filo Bruxelles (stimati al 20%). Infine, lei Theresa May, il primo ministro sbagliato al momento sbagliato, durante il suo mandato ha perso la bussola ed è finita nel labirinto, colpita e affondata più volte a Westminster, con un governo che gli è si ribellato contro ed ha complottato per spodestarla. Isolata, derisa e pugnalata alla schiena. Emblema di resistenza estrema, eroina della resilienza, alla fine ha ammesso di non essere in grado di andare avanti. Ce ne eravamo accorti da tempo. Ora nelle file dei conservatori è bagarre tra le varie correnti, la lista dei pretendenti per insediarsi al numero 10 di Downing street è ampia, per la May è iniziato il tempo del trasloco.